venerdì 19 dicembre 2008

giovedì 18 dicembre 2008

PETIT - Galleria La Carmelina, Ferrara


PETIT


“Petit” è il titolo della simpatica mostra (curata dall’associazione culturale A Mano Libera) che si inaugurerà sabato 20 dicembre 2008 alla libreria-galleria La Carmelina di Ferrara.
In occasione delle feste natalizie gli artisti Mauro Bendandi, Riccardo Bottazzi, Francesco Brunelli, Siegfried Jordan, Michele Rio, Roberto Pagnani e Paolo Volta esporranno tele di piccolo formato.
Le opere, in tutta la loro “freschezza”, sono l’espressione di una dolce e intima natura artistica.

giovedì 11 dicembre 2008

Ac'Cento sull'arte...


Sabato 13 Dicembre 2008 alle ore 17 si inaugura presso L'Auditorium San Lorenzo di Cento (FE) nel centro storico la mostra collettiva AC'Cento sull'arte curata da Corrado Cati e frutto dell'iniziativa del gruppo TOPOI05 http://www.topoi05.com/L'esposizione propone le opere scultoree, pittoriche e le installazioni degli artisti :Roberto PagnaniMauro BendandiPaolo VoltaRiccardo BottazziAnna Cristina AdaniMaria Chiara Zarabini.L'allestimento sarà accompagnato da alcuni testiscenici del poeta e critico Domenico Settevendemie.La mostra , all'insegna di una grande libertà espressiva, propone artisti contemporanei di ambito emiliano - romagnolo sia per origine che per luogo elettivo di residenza , che attraverso molteplici interventi, dialogano con gli scenografici spazi della Basilica.Lo spazio sarà aperto al pubblico sino al 28 dicembre 2008.Una seconda tappa della mostra si svolgerà a Bondeno (FE) presso la Pinacoteca Comunale con inaugurazione il venerdi 19 dicembre 2008 alle ore 19 ; la mostra in questa sede sarà visibile fino al 6 gennaio 2009.
Segue il testo di Corrado Cati
PITTURA:


Paolo Volta, pittore ferrarese, svolge una ricerca in cui luoghi e architetture silenziose, irreali, rendono quel senso di estraneamento tipico della pittura che proprio a Ferrara vide i natali.
L’arte di Volta, che si muove all’interno del figurativo, è oggi esemplificata dalla raffigurazione di architetture solide, ben riconoscibili, aventi una propria, anche se non precisa, volumetria le quali dominano entro uno spazio privo di fondo dove le forme stesse appaiono appena rarefatte in quanto inghiottite da un’atmosfera colorata, artificiale.
L’immagine, non esente da un certo imparentamento con gli scorci e i punti di vista resi dalla tecnica fotografica e costruita da pennellate fluide, ma sommarie, lascia intravedere un’accenno d’astrazione che potrà in seguito rappresentare una possibile direzione verso cui tendere per poter interpretare, in chiave del tutto personale, tutto cio’a cui diedero vita a Ferrara nel secondo decennio del novecento De Chirico, Carrà e Morandi, senza poi dimenticarci che, nelle opere odierne (anche se non vengono rappresentati oggetti e immagini di consumo quotidiano) và riconosciuta quella ripetizione Pop (Warhol), resa da raffigurazioni uguali, in serie, che tanto ci rimandano alla tecnica a stampa serigrafica.
Riccardo Bottazzi, pittore e scultore anch’esso ferrarese, dopo aver inizialmente affrontato un percorso di chiara impronta metafisica, giunge oggi a sviluppare una ricerca astratta tendente al geometrico, al lineare (Mondrian, Malevic) nella quale, ci ricorda l’artista,“ la linea si pone nervo scoperto della materia”.
Grazie all’utilizzo di una tecnica mista (olio e resine gommose) che gli permette di realizzare veri e propri rilievi su tela, l’artista riesce a dare plasticità alle proprie visioni meccanomorfe di paesaggio circostante ricollegandosi, in tal modo, alla ricerca che lui, da sempre, reputa più congeniale, ovvero la scultura.
Un discorso, questo, visibilmente ribadito dal minimalismo sussurrato delle sue opere grafiche, accennate ed essenziali, ma non per questo meno utili ai fini di una ricerca astratto-lineare di paesaggio – orizzonte.
Roberto Pagnani, pittore ravennate, da sempre interessato ad una rappresentazione paesaggistica intima e soggettiva svolta attraverso la lezione di maestri storici dell’Informale italiano ed europeo, prosegue, oggi, il proprio lavoro, utilizzando nelle sue opere materiali come sabbie e vernici (simboli di una Ravenna industrializzata e inquinata), che sullo stucco possono sgretolarsi e perdersi, oltre che materiali di svariato genere (non in questo caso) come il legno, il metallo, ecc...(Schwitters, Rauschenberg), al fine di raccontare la propria urgenza intima e poetica mediante un ritratto geografico filtrato attraverso una visione espressionista ed informale.
I paesaggi acquatici o di pianura di Pagnani, quasi sempre in bilico tra astratto e figurativo, possono raccontare sia di Ravenna, sia di qualsiasi altra città industriale di mare e non, logorata dal tempo, dal sale ma soprattutto dalla secolare presenza umana.
Mauro Bendandi, pittore anch’egli di Ravenna, passato attraverso una rappresentazione su materiale plastico, quale polipropilene, di oggetti massificati di chiara matrice popular, approda qui ad una raffigurazione ad olio su lamiera nella quale, non esulando certo dall’impronta Pop che fino ad ora lo ha contraddistinto, punta ad una ricerca figurativa capace di indagare dall’interno oggetti casalinghi, in questo caso lampadari colorati “stile Venezia”.
Concentrando l’attenzione sull’oggetto quotidiano a se stante ed analizzandolo fuori dal suo contesto casalingo abituale, l’artista si ricollega concettualmente a quel filone della Storia dell’Arte che partendo da Duchamp arriva a toccare vari aspetti del New Dada, della Pop Art e dell’arte italiana di inizio anni sessanta (Manzoni), penetrandolo, però, e filtrandolo attraverso quella necessità personale così intima e soggettiva e a quella volontà così assoluta tipiche di chi, da sempre, ha avuto come obiettivo l’indagare semplici oggetti apparentemente insignificanti: mi riferisco con ciò a quegli artisti che, dai primi decenni del seicento fino a Morandi, mediante una visione congelata, eterna, sospesa nel tempo, hanno perseguito tale scopo.
L’energia luminosa che, non a caso, emanano i suoi oggetti elettrici impreziositi dal tempo e dal supporto metallico, è accompagnata da appunti veloci e schizzati, utili all’artista per le sue realizzazioni che tanto lo imparentano con artisti che del linguaggio segnico hanno fatto un loro cardine espressivo, quali Twombly e Novelli.


SCULTURA E INSTALLAZIONE:


Cristina Anna Adani, scultrice modenese, parte da una ricerca plastica impressionista riconducibile in gran parte a quella di Medardo Rosso. Nella maggior parte dei casi, infatti, la materia lavorata risulta sfatta, pronta a consumarsi, lasciata al caso, soprattutto quando l’artista istintivamente ritiene che non sia il caso di tornarci sopra e di riprenderla.
In questi casi, nei quali anche gli echi di Rodin sono più evidenti, sembra prorompere dall’interno delle opere verso l’esterno una forte carica emotiva, un’energia che proviene dal basso, un fuoco capace di dotare tali figure di una forte carica espressionista. Si tratta di soggetti tormentati, irosi nei loro movimenti accesi e violenti, caratterizzati da una lavorazione plastica impetuosa, approssimativa, tendente al non finito. Ecco dunque che la massa acquista una forma sommaria mostrandoci una personale interpretazione dell’artista tendente all’astratto.
Altre volte la ricerca è pacata, la figura si allunga sensibilmente assumendo una maggiore compostezza. Nella rappresentazione della fragilità e del deperimento umano, temi non estranei all’arte sia di Manzù che di Giacometti, a volte il linguaggio dell’artista si ammorbidisce, le superfici si fanno più lisce, i corpi, che in origine nascono radicati alla terra e arsi dal fuoco, tendono a uno slancio verso l’alto alla ricerca di una boccata d’aria, ma pronti a riesplodere nuovamente, rendono tale calma fittizia ed apparente.
Maria Chiara Zarabini, artista bolognese, distinta, da sempre, da un interesse dominante nei confronti degli assemblaggi di materiali di vario genere, passa attraverso la creazione di opere tridimensionali ricollegabili in gran parte ad artisti quali Schwitters e Rauschenberg, per poi approdare oggi nel campo delle installazioni, grazie alle sue sculture leggere e ariose capaci di ornare e di sistemarsi con grazia, tutta femminile, nello spazio circostante. I riferimenti più palpabili alla contemporaneità del suo percorso odierno, che vanno probabilmente ricercati in quelle tendenze espresse da artisti quali Pistoletto, Kounellis, Pascali ecc…(fino allo sfociare odierno negli happenings e nelle performance), sono qui filtrati attraverso una certa sensibilità, tutta lirica e musicale; invece, le reti metalliche di alluminio ed ottone utilizzate per la realizzazione di queste opere (peplo e candelabri), così sapientemente elaborate, rivelano una famigliarità con la tecnica del cucito intima e preziosa.
Riccardo Bottazzi, come già accennato in precedenza, attua una ricerca plastica strettamente legata a quella pittorica.
Nelle sue realizzazioni in pietra o in marmo si respira la necessità di utilizzare un linguaggio che aspiri a definire, in termini contemporanei, un’espressione di base arcaica e primitiva che nulla vuole perdere del suo mistero, dettata probabilmente dai soggiorni in terre lontane ai quali l’artista partecipò anni addietro.
Inizialmente, la scultura di Bottazzi appariva visibilmente influenzata da quella cubista di Lipchitz e Archipenko, con le sfaccettature e le spigolosità in perenne dialogo con i fori che rendevano perfettamente l’idea del passaggio tra vuoti e pieni (Moore), mentre l’energia magica che rievocava (e che rievoca tuttora) miti e mondi lontani, ci riconduce a quel concetto di purificazione spirituale propria di Brancusi.
Oggi, attraverso la meditazione di una ricerca paesaggistica lineare, geometrica, oltre naturalmente all’assimilazione delle opere degli artisti sopra citati (tutti uniti sia dalla comune riflessione che la scultura non deve essere imitazione del reale, sia dall’attrazione per l’arte essenziale arcaica e primitiva), giunge ad una rappresentazione formale riconducibile, a mio parere, a quelle esperienze astratte, definite “concrete”, degli anni 30 del novecento rappresentate dalle opere di artisti quali Bill e Arp, nelle quali i contenuti si rifiutano di rapportarsi con la natura e sorgono, quindi, senza la mediazione di questa. L’utilizzo che qui Bottazzi fa del marmo riflette sia il ricorrere costante ad una logica geometrica (Bill), sia il cogliere, grazie a forme semplici ed essenziali, parti di paesaggio come luogo di purezza, di immersione nell’aria circostante.
C.C.










Roberto Pagnani a "milledicuori". Milano


MilledicuoriLe forme e i colori della ricerca a cura di Nazareno LucianiSi chiama -Milledicuori: le forme e i colori della ricerca- la mostra di opere d'arte contemporanea con finalità solidali, organizzata dal 30 novembre all'8 dicembre 2008, nelle prestigiose sale di Villa Borromeo Visconti Litta a Lainate, dal Fondo DMD Gli Amici di Emanuele e dall'Associazione La Nostra Famiglia. Settanta gli artisti di fama nazionale e internazionale, provenienti da ogni angolo d'Italia, per lanciare un messaggio di speranza e solidarietà, attraverso la donazione delle loro creazioni d'arte. Verranno, infatti, battute all'asta per raccogliere fondi, da devolvere interamente ai progetti di ricerca sulla Distrofia Muscolare di Duchenne. L'inaugurazione della rassegna, e' prevista per il 29 novembre alle ore 18, un'anteprima riservata agli invitati dell'associazione e ai giornalisti, mentre l'apertura al grande pubblico si avrà il giorno successivo. Due gli appuntamenti importanti: il primo, il 7 dicembre con un concerto di musica Gospel-Spirituals e l'altro con l'asta con cui si chiude la mostra, l'8 dicembre a partire dalle ore 17. A selezionare gli artisti partecipanti a Milledicuori, ci ha pensato Nazareno Luciani, pittore marchigiano e curatore artistico di questo evento, a cui e' dedicato anche un catalogo, edito da Archi's Communication Adv di Perugia, tra i partners dell'iniziativa. Nella sua introduzione, scritta dalla critica d'arte Alessandra Morelli, si anticipa il comune denominatore di tutte le opere in esposizione: -la condivisione come corrispondenza tra due mondi, apparentemente diversissimi e lontani, la bellezza e il bisogno-. Promotori dell'iniziativa l'Associazione La Nostra Famiglia, impegnata da anni nell'assistenza e nella terapia di malattie genetiche e invalidanti, insieme al Fondo DMD Gli amici di Emanuele, nato con lo scopo sostenere progetti di ricerca sulla Distrofia Muscolare di Duchenne. La mostra, che gode del patrocinio dell'Assessorato alla Salute Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Lainate, resterà aperta dal 30 novembre fino all'8 dicembre e durante i giorni feriali sarà visitabile dalle ore 18 alle 23, mentre nei giorni festivi dalle 10 alle 23. L'ingresso e' gratuito. Inoltre, grazie all'Associazione Amici di Villa Litta, sarà possibile organizzare visite guidate all'interno della Villa, per tutta la durata dell'evento. Inaugurazione ore 18 Villa Litta Via Vittorio Veneto, 2 - Lainate (MI) Orario: dalle ore 18 alle 23, giorni festivi dalle 10 alle 23 Ingresso libero.
www.fondodmd.it