mercoledì 12 maggio 2010

DA MUKY _ LOGGETTA DEL TRENTANOVE _ PIAZZA 2 GIUGNO 8 FAENZA

ORACOLI A PRIMAVERA

mostra di pittura

FRANCESCA MITA – ROBERTO PAGNANI

inaugurazione sabato15 maggio 2010, ore 21

Francesca Mita nasce a Bologna, vive e lavora a Tossignano (Bo).

Alla fine degli anni ’70 frequenta a Firenze la facoltà di Architettura.

La passione delle cose del passato, trasmessole dal padre Valter, l’interesse per il restauro, la decorazione di cornici artistiche e la frequentazione della Bottega del Luzzo, forgiano la sua personalità e le sue attese future.

La sua espressione artistica si sostanzia nell’esigenza di individuare un percorso di ricerca sulla contemporaneità, senza dimenticare la memoria da cui proviene: il senso di appartenenza al proprio luogo di cultura e di origine risultano essere decisivi nella sua ricerca estetica.

Le opere in mostra saranno accompagnate da una nota critica di Corrado Cati.

Roberto Pagnani nasce a Bologna nel 1970 e vive a Ravenna, città dove svolge la sua attività di artista. E’ cresciuto in un contesto famigliare dedito al mondo dell’arte da più generazioni, a contatto diretto con opere ed artisti tra i più rappresentativi della cultura italiana ed europea, come a d esempio M, Moreni e G. Mathieu. Artista eclettico e poliedrico, riesce a coniugare più forme espressive insieme e tramite assemblaggi polimaterici realizza una sorta di Pitto-Scultura dal taglio architettonico, fino ad approdare alla liricità più pittorica e giocosa come nelle tele raffiguranti oggetti casalinghi (quasi antropomorfi), navi, paesaggi che si animano di una propria vita interiore.

Le opere in mostra saranno accompagnate da una nota critica di Stefania Vecchi.

dopo l’inaugurazione la mostra potrà essere visitata

Domenica 16 e Lunedì 17 maggio, dalle 16.00 alle 19.00

Conosco il lavoro pittorico di Roberto Pagnani da lungo tempo e trovo molto poetico questo sottile mutare di registro del proprio linguaggio formale al quale è pervenuto negli anni per parlare di Paesaggio.

Vi rivedo l’insieme della sua ricerca pittorica, la sua storia di artista immerso nella cultura della propria casa studio, a stretto contatto con la pittura che lo ha preceduto e tanto affascinato della grande stagione dell’informale, ripercorrendo la lezione di M. Moreni e G. Mathieu…è difficile per tutti sottrarsi dal fare i conti con la loro esperienza e la loro grande lezione d’arte, per Roberto è imprescindibile.

Molteplici e allineati getti di colore fuso germogliano sulla tela e si animano su campiture neutrali in forma di ascensionali scritture, assieme danno origine ad un ripetuto gesto segnico dove gli schizzi ondeggianti si elevano, volti a sorreggere un’architettura di forme ben più salde e pungenti.

Proseguendo come il manifestarsi di un nuovo organismo, la pittura accoglie la spatola come unico mezzo capace di porre una forza contenitiva alla materia impazzita, inquadrandola in altrettante forme ripetute e ritmiche, mimando il verde profilo di un paesaggio vallivo.

In queste ultime opere le forme sono più stabili, quasi bloccate da una forza estranea, come controllate da un vento che, soffiando da opposte direzioni, fissa gli steli in posizione statica…appaiono involucri trasparenti che avviluppano l’opera e che su di essa si intrecciano, sovrapponendosi corrugati alla pittura.

Si crea così uno schermo di luce e di profondità attraverso il quale percepiamo l’opera sensibilmente modificata alla nostra percezione visiva, divenendo essa più materica e contemporaneamente suggerendo luminosità e brillantezza di superficie, come nelle campiture bizantine di un mosaico ravennate.

Stefania Vecchi, maggio 2010