domenica 26 giugno 2011

Immagini Abitate - Valerio Fabbri



Immagini Abitate
Valerio Fabbri
Nota Critica di Gabriela Fantato
Prefazione di Maurizio Cucchi
Collana - Sguardi
Casa Editrice - La Vita Felice

(Immagine in copertina di Roberto Pagnani)

caFFFé promenade - Théâtre Mouffetard, Paris







Testo - Domenico Settevendemie
Musica - Matteo Ramon Arevalos
Installazione pittorica - Roberto Pagnani

domenica 12 giugno 2011

caFFFé promenade












caFFFé promenade


lunedì 20 giugno · 16.30


Théâtre Mouffetard - Paris



Testo - Domenico Settevendemie
Musica - Matteo Ramon Arevalos
Installazione dinamica - Roberto Pagnani
...

Il caffè scandisce i tempi della giornata di molti di noi, o ci fornisce l’alibi per
appartarci brevemente con i nostri pensieri.
Ciò accade in Italia, in Francia e un po’
ovunque.
Il suo aroma e profumo si fondono facilmente con gli umori liquidi dell’uomo, fino a
divenire una bevanda buona per il palato e l’anima.
Questa piccola pozione magica, misurata in uno, massimo due sorsi, è il comune
movente artistico che spinge i tre artisti a trattare il caffè in chiave sensoriale.
Musica, pittura e parola cercano di stabilire una relazione armonica dei sensi che
richiama quella delle diverse miscele con cui il caffè è proposto al nostro gusto.
E la
cui riuscita è data dalle qualità intrinseche del frutto e il calibro felice della mano
dell’uomo.
Ma solo dopo un lungo viaggio.

Domenico Settevendemie, scrittore.
Per Manni Editore ha pubblicato due libri di
poesie dal titolo Grazie e Metti le mani entrambe con avallo critico di Edoardo
Sanguineti.
Di prossima uscita un libro di racconti per la Effigie di Milano.
Collabora
con varie riviste.
Redige supporti letterari e di critica per altri artisti.
Fa letture
pubbliche delle sue opere.

Matteo Ramon Arevalos, pianista e compositore.
Ha collaborato con la compagnia
teatrale Fanny & Alexander per Ada cronaca familiare e recentemente con Elisabetta Sgarbi per
la colonna sonora del suo film La Stanza della Segnatura.
Per la College Music
Edizioni Musicali ha pubblicato le partiture Vivo Marcia Fantasia e Nocturne 1996,
con la ReR Megacorp (UK) il cd Messiaen et autour de Messiaen; collabora con il compositore elettronico Paolo F. Bragaglia nel duo Synusonde, di recente pubblicazione il cd Yug.
Svolge attività
concertistica da solista e in varie formazioni cameristiche.

Roberto Pagnani è nato a Bologna nel 1970.
Vive e lavora a Ravenna.
E’ cresciuto in un contesto familiare dedito al mondo dell’arte da più generazioni, a contatto con opere e artisti tra i più rappresentativi della cultura italiana ed europea.
La sua pittura si ricollega idealmente alla grande tradizione dell’informale materico, soprattutto di area nordeuropea, rivisitata alla luce di un rapporto più pacato con la quotidianità e la propria interiorità.
Tra le sue più recenti mostre ricordiamo le personali Dievas_Dio, Amber Gallery Museum di Nida in Lithuania nel 2008, Parole Onde alla Galleria Il Vicolo di Cesena nel 2009, Rotte presso l’Autorità Portuale di Ravenna nel 2011; ricordiamo inoltre le collettive

New York – I.10, Onishi Gallery di New York nel 2007,Cinéma Cinéma alla Galleria Tartaglia di Roma nel 2010, Natural-Mente-Artificiale presso la Porta degli Angeli di Ferrara nel 2011 e la partecipazione alla edizione 2011 della fiera AAF di Milano con la Galleria CASEAPERTE.













Atlante Laterale - Recensione di Fabiano Alborghetti (da Alleo.it)




Pubblicato nel Giugno 2010, “Atlante laterale” è decisamente un invito al viaggio ma un invito particolare: quattro occhi, quattro mani, due sguardi diversi per gli stessi luoghi, due lingue diverse per raccontare l‘invisibile e il tangibile, un libro per farsi sorprendere.
“Atlante laterale” nasce –e qui riprendo la Nota editoriale- «dall’incontro artistico, poetico e letterario fra Roberto Pagnani (pittore) e Valerio Fabbri (poeta). La struttura del testo si manifesta tramite l’accostamento e le visioni “laterali” di dodici città prese in esame dai due autori. La prima città descritta è sempre di Pagnani, seguita ed affiancata da Fabbri. Quest’ordine viene rispettato fino alla conclusione del testo». In prefazione è uno scritto del poeta Stefano Simoncelli, che non a caso annota come le città visitate da Pagnani e Fabbri siano «(…) città e luoghi dell’anima. E’ la topologia che ognuno di noi si porta dentro e che è stata la carta di identità della migliore poesia di fine secolo. (…) Sono luoghi in cui ci riconosciamo, dove respiriamo “aria buona” (…) ».
Ed è vero: sia che le città affrontate noi le si abbia conosciute viaggiando, sia che la scoperta arrivi da altro (cinema, immagini; non di prima mano, comunque), nei testi respiriamo l’aria buona di Simoncelli, mista a una destabilizzazione, il brivido leggero dell’imprevisto che un piccolo particolare fatto emergere nel testo, evoca: un nulla che racchiude un mondo, un cerchio nel cerchio, nel cerchio, nel cerchio. Pagnani e Fabbri ci portano per mano a Berlino, Bologna (città natale di Pagnani), Ferrara, Firenze, Grenoble, Londra, Manova, Nida (in Polonia), Ravenna (città natale di Fabbri), Roma, Trieste, Venezia. Non c’è indice: bisogna scoprirle voltando pagina, visione dopo visione, parola dopo immagine, punto di vista dopo fatto storico, dopo visita, dopo invenzione. Impressione universale contrapposta al punto di vista personale. Ed è stupefacente: le visioni di questo “Atlante laterale” sono brevi, miniature più che affreschi, tratteggi talvolta.
Leggendoli però, uno dopo l’altro, ho quasi avuto la sensazione di una inversione di ruoli: che il poeta fosse Pagnani e Fabbri il pittore. Pagnani che in poche righe monta a neve storia e vicenda personale chiudendo con un colpo di frusta; Fabbri che acquerella larghezze dilatandole sempre più e negando il confine. E’ un bel dialogo e la curiosità voyeuristica del sapere come ognuno scrive ciò che vede una medesima cosa, cede presto al passo al capire “come ognuno vede” e basta. Quale dialogo è possibile tra i due testi: dove si fondono, come si intersecano, quanto restano paralleli. Dove, un viaggio fatto con occhi altrui, permette a noi di viaggiare e come. Simoncelli, in prefazione, cita dei versi di Caproni: «Non c’ero mai stato. M’accorgo che c’ero nato». Leggendo questo piccolo breviario di viaggio, posso io aggiungere: c’ero stato, e mai l’ho vista così» (e alla fine del libro, non ho potuto fare a meno di ricominciare daccapo).





Fabiano Alborghetti