lunedì 14 luglio 2008

DIEVAS_DIO - ROBERTO PAGNANI

DIEVAS_DIO

Il frangersi del mare sulla terra accomuna tutti i popoli che stanno sul confine, i popoli costieri. Il rapporto con il mare è qualcosa di difficilmente spiegabile, perché è il rapporto che mette l’uomo davanti ai propri limiti e alle proprie paure. Ma è anche una tensione positiva che genera linfa vitale, perché il mare è generoso, e sa prendere per mano popoli lontani e farli dialogare.
Il rumore che il visitatore della Casa degli Artisti sente affacciandosi sulla laguna non è molto diverso da quello che si sente sull’Adriatico, il “mare di Venezia”, che sempre ha saputo guardare lontano. Uno sguardo che Roberto Pagnani ha imparato molto presto. Crescere e sentir propria Ravenna, ex capitale dell’impero romano e gloria dell’arte bizantina, significa saper immergersi in un’atmosfera particolare che trova similitudini nelle pagine italiane di Thomas Mann, che proprio a pochi metri da qui aveva la sua residenza estiva.
Significa anche formare il proprio sguardo sui contrasti, come quello tra la pineta citata da Dante, che proprio a Ravenna è sepolto, e l’importante zona industriale e portuale. Una tensione che l’artista ha ben presente e che è percepibile nella sua poetica, nata e cresciuta sui più alti esempi della pittura Informale europea degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Un interesse trasmesso a Roberto dal nonno, appassionato collezionista di questa grande ventata artistica, che seppe finalmente rapportarsi con la nuova civiltà tecnologica contemporanea.
La pittura di Roberto vive dell’amore per la propria terra e dei suoi paesaggi, tra cielo e mare, tra natura e industria. Vive dei suoi colori, dei materiali di cui è composta, e si concretizza nella pastosità magmatica della sua pennellata. E vive ritraendo soggetti che “abitano” sul confine, appunto, come navi o strutture portuali, delineate in una nebbia che trasfigura, tra figurazione e astrazione.
Ma il rumore dei marosi è manifestato anche dall’uso dei materiali che il mare stesso fornisce, come legni o conchiglie levigate dalle onde, che il pittore utilizza per le proprie opere. Un atto, quello del raccogliere, che la penisola di Neringa conosce bene, e che Roberto rinnova artisticamente in discendenza con la tradizione italiana dell’Arte Povera.
Questa poetica è rinnovata ora con la presente esposizione, che vede per la prima volta affacciarsi sulla superficie pittorica degli idoli primitivi, aggettanti e quasi minacciosi, corredati di collane votive. Sono composti, di nuovo, da elementi donati dal mare, ed i loro occhi smaltati, realizzati con tessere di mosaico, scrutano in noi con fare arcano e bizantina ieraticità.
La loro aura, portatrice di una cultura animistica dal fascino ipnotico, mette lo spettatore davanti ad un’idea di sacro diversa da quella attuale, rassicurante al limite della narcosi. Ci mette di fronte ad una sacralità che celebra il rito della vita comprendendone la precarietà, e nelle sue gioie ed i suoi dolori, la sua unicità. Un po’ come fa il mare, che tra bassa e alta marea, concede e riprende.

Daniele Guernelli


ROBERTO PAGNANI
DIEVAS_DIO
07 21 08 03



GINTARO GALLERY
(In the Artist house)

Tutoress: Kristina Mizgiryte

Exhibition opening: 07.26 18:00 h. Pamario g.20, Nida