lunedì 26 settembre 2011

NAVIGANDO








51° SALONE NAUTICO INTERNAZIONALE DI GENOVA





LA RIVISTA BARCHE -INTERNATIONAL SEA PRESS-





PRESENTA





-NAVIGANDO-





DI





ROBERTO PAGNANI





PADIGLIONE B STAND 41





GENOVA 1-9 OTTOBRE 2011





ORARI: TUTTI I GIORNI DALLE 10 ALLE 18.30

FIAT LUX! E' fat dla creazion




Nevio Spadoni
FIAT LUX!
E' fat dla creazion
Prefazione di Alberto Casalboni
L’Arcolaio
... L’altra lingua

Nevio Spadoni vive a Ravenna dove ha insegnato filosofia nei licei della città. È autore di diversi testi di poesia in romagnolo recentemente raggruppati in Cal parôl fati in ca, con prefazione di Ezio Raimondi, edito da Raffaelli, il suo ultimo lavoro poetico è Un zil fent, introdotto da Luciano Benini Sforza, Cesena Edizioni Il Vicolo, studioso col quale ha curato l’antologia Le radici e il sogno. Poeti dialettali del secondo Novecento in Romagna, Faenza, Moby-Dick,1996.
È autore di monologhi teatrali, alcuni editi dall’Edizione Il Girasole con l’introduzione di Gianni Celati, altri, da Ravenna Festival, e interpretati da attrici quali Ermanna Montanari, Elena Bucci, Chiara Muti, Daniela Piccari con musiche originali di Luigi Ceccarelli e Luciano Titi. Ha ricevuto diversi premi tra i quali Il Lanciano per la poesia inedita e il Tratti Poetry Prize. Il testo L’isola di Alcina, rappresentato in molteplici teatri italiani e stranieri tra i quali New York, ha ricevuto due nomination al premio Ubu come migliore novità italiana e migliore spettacolo dell’anno.

Foto di copertina: disegno di Roberto Pagnani,
“Hybris”, 2011, china su carta.
Foto dell’autore di Daniele Ferroni.

Casa Editrice L’Arcolaio di Gian Franco Fabbri
www.editricelarcolaio.it
ISBN 978-88-95928-53-1

lunedì 15 agosto 2011

5 PITTORI ALLA GERVASIA - 2011











5 PITTORI ALLA GERVASIA - 2011

Mauro Bendandi
Pier Giovanni Bubani
Giampaolo Carroli
Roberto Pagnani
Rupert Van Wyk

da un’idea di Paolo Lini e Giorgio Tampieri

sabato 27 e domenica 28 agosto 2011
dalle ore 17.30 all’imbrunire
sabato 27 alle ore 17.30
presentazione della mostra
a cura di Carlo Polgrossi

http://gervasia-bagnacaval​lo.blogspot.com/



lunedì 18 luglio 2011

IONIAN LAPSUS FESTIVAL 2011








presented by the Katelios Group for the Research and Protection of Marine and Terrestrial Life

from Sat 6 to Sun 14 August 2011
Katelios . Kefalonia . Greece


Come and experience a break from the usual holiday activities with our diverse program of events including music, arts, games, sports and local producers.

--

Activities
by the Katelios Group and their volunteers
Piano concerts performed by Matteo Ramon Arevalos
Video projections by CESURALAB and JERGON production

Installation by Violette Maillard and Letizia Calori
Paintings exhibition by Roberto Pagnani
Performances and video projections by Chiara Zenzani

domenica 26 giugno 2011

Immagini Abitate - Valerio Fabbri



Immagini Abitate
Valerio Fabbri
Nota Critica di Gabriela Fantato
Prefazione di Maurizio Cucchi
Collana - Sguardi
Casa Editrice - La Vita Felice

(Immagine in copertina di Roberto Pagnani)

caFFFé promenade - Théâtre Mouffetard, Paris







Testo - Domenico Settevendemie
Musica - Matteo Ramon Arevalos
Installazione pittorica - Roberto Pagnani

domenica 12 giugno 2011

caFFFé promenade












caFFFé promenade


lunedì 20 giugno · 16.30


Théâtre Mouffetard - Paris



Testo - Domenico Settevendemie
Musica - Matteo Ramon Arevalos
Installazione dinamica - Roberto Pagnani
...

Il caffè scandisce i tempi della giornata di molti di noi, o ci fornisce l’alibi per
appartarci brevemente con i nostri pensieri.
Ciò accade in Italia, in Francia e un po’
ovunque.
Il suo aroma e profumo si fondono facilmente con gli umori liquidi dell’uomo, fino a
divenire una bevanda buona per il palato e l’anima.
Questa piccola pozione magica, misurata in uno, massimo due sorsi, è il comune
movente artistico che spinge i tre artisti a trattare il caffè in chiave sensoriale.
Musica, pittura e parola cercano di stabilire una relazione armonica dei sensi che
richiama quella delle diverse miscele con cui il caffè è proposto al nostro gusto.
E la
cui riuscita è data dalle qualità intrinseche del frutto e il calibro felice della mano
dell’uomo.
Ma solo dopo un lungo viaggio.

Domenico Settevendemie, scrittore.
Per Manni Editore ha pubblicato due libri di
poesie dal titolo Grazie e Metti le mani entrambe con avallo critico di Edoardo
Sanguineti.
Di prossima uscita un libro di racconti per la Effigie di Milano.
Collabora
con varie riviste.
Redige supporti letterari e di critica per altri artisti.
Fa letture
pubbliche delle sue opere.

Matteo Ramon Arevalos, pianista e compositore.
Ha collaborato con la compagnia
teatrale Fanny & Alexander per Ada cronaca familiare e recentemente con Elisabetta Sgarbi per
la colonna sonora del suo film La Stanza della Segnatura.
Per la College Music
Edizioni Musicali ha pubblicato le partiture Vivo Marcia Fantasia e Nocturne 1996,
con la ReR Megacorp (UK) il cd Messiaen et autour de Messiaen; collabora con il compositore elettronico Paolo F. Bragaglia nel duo Synusonde, di recente pubblicazione il cd Yug.
Svolge attività
concertistica da solista e in varie formazioni cameristiche.

Roberto Pagnani è nato a Bologna nel 1970.
Vive e lavora a Ravenna.
E’ cresciuto in un contesto familiare dedito al mondo dell’arte da più generazioni, a contatto con opere e artisti tra i più rappresentativi della cultura italiana ed europea.
La sua pittura si ricollega idealmente alla grande tradizione dell’informale materico, soprattutto di area nordeuropea, rivisitata alla luce di un rapporto più pacato con la quotidianità e la propria interiorità.
Tra le sue più recenti mostre ricordiamo le personali Dievas_Dio, Amber Gallery Museum di Nida in Lithuania nel 2008, Parole Onde alla Galleria Il Vicolo di Cesena nel 2009, Rotte presso l’Autorità Portuale di Ravenna nel 2011; ricordiamo inoltre le collettive

New York – I.10, Onishi Gallery di New York nel 2007,Cinéma Cinéma alla Galleria Tartaglia di Roma nel 2010, Natural-Mente-Artificiale presso la Porta degli Angeli di Ferrara nel 2011 e la partecipazione alla edizione 2011 della fiera AAF di Milano con la Galleria CASEAPERTE.













Atlante Laterale - Recensione di Fabiano Alborghetti (da Alleo.it)




Pubblicato nel Giugno 2010, “Atlante laterale” è decisamente un invito al viaggio ma un invito particolare: quattro occhi, quattro mani, due sguardi diversi per gli stessi luoghi, due lingue diverse per raccontare l‘invisibile e il tangibile, un libro per farsi sorprendere.
“Atlante laterale” nasce –e qui riprendo la Nota editoriale- «dall’incontro artistico, poetico e letterario fra Roberto Pagnani (pittore) e Valerio Fabbri (poeta). La struttura del testo si manifesta tramite l’accostamento e le visioni “laterali” di dodici città prese in esame dai due autori. La prima città descritta è sempre di Pagnani, seguita ed affiancata da Fabbri. Quest’ordine viene rispettato fino alla conclusione del testo». In prefazione è uno scritto del poeta Stefano Simoncelli, che non a caso annota come le città visitate da Pagnani e Fabbri siano «(…) città e luoghi dell’anima. E’ la topologia che ognuno di noi si porta dentro e che è stata la carta di identità della migliore poesia di fine secolo. (…) Sono luoghi in cui ci riconosciamo, dove respiriamo “aria buona” (…) ».
Ed è vero: sia che le città affrontate noi le si abbia conosciute viaggiando, sia che la scoperta arrivi da altro (cinema, immagini; non di prima mano, comunque), nei testi respiriamo l’aria buona di Simoncelli, mista a una destabilizzazione, il brivido leggero dell’imprevisto che un piccolo particolare fatto emergere nel testo, evoca: un nulla che racchiude un mondo, un cerchio nel cerchio, nel cerchio, nel cerchio. Pagnani e Fabbri ci portano per mano a Berlino, Bologna (città natale di Pagnani), Ferrara, Firenze, Grenoble, Londra, Manova, Nida (in Polonia), Ravenna (città natale di Fabbri), Roma, Trieste, Venezia. Non c’è indice: bisogna scoprirle voltando pagina, visione dopo visione, parola dopo immagine, punto di vista dopo fatto storico, dopo visita, dopo invenzione. Impressione universale contrapposta al punto di vista personale. Ed è stupefacente: le visioni di questo “Atlante laterale” sono brevi, miniature più che affreschi, tratteggi talvolta.
Leggendoli però, uno dopo l’altro, ho quasi avuto la sensazione di una inversione di ruoli: che il poeta fosse Pagnani e Fabbri il pittore. Pagnani che in poche righe monta a neve storia e vicenda personale chiudendo con un colpo di frusta; Fabbri che acquerella larghezze dilatandole sempre più e negando il confine. E’ un bel dialogo e la curiosità voyeuristica del sapere come ognuno scrive ciò che vede una medesima cosa, cede presto al passo al capire “come ognuno vede” e basta. Quale dialogo è possibile tra i due testi: dove si fondono, come si intersecano, quanto restano paralleli. Dove, un viaggio fatto con occhi altrui, permette a noi di viaggiare e come. Simoncelli, in prefazione, cita dei versi di Caproni: «Non c’ero mai stato. M’accorgo che c’ero nato». Leggendo questo piccolo breviario di viaggio, posso io aggiungere: c’ero stato, e mai l’ho vista così» (e alla fine del libro, non ho potuto fare a meno di ricominciare daccapo).





Fabiano Alborghetti

martedì 10 maggio 2011

LA VERTIGINE ADDOMESTICATA



LA
VERTIGINE ADDOMESTICATA



Scrivere delle opere di Roberto Pagnani
mi ha obbligato a un sano ripasso di storia dell’arte del secondo Novecento:

in
particolare di quel capitolo che va sotto il nome di informale materico.

Ho tolto la polvere da libri che ne avevano
obiettivamente più di altri, ne ho aperto uno che sull’argomento mi ha dato più
risposte di altri e sono andato alla ricerca di quel punto che mi è sempre
parso il punto della questione.

“La
percezione umana – scrive Renato Barilli in Informale
oggetto comportamento
– ovunque si appunti vede germinare sciami di
corpuscoli come stelle in un firmamento o come grani di sabbia (…).

Il
risultato è la vertigine, il parossismo del rito ilomorfico, la ilinx: termine quest’ultimo rispolverato
dal lessico greco e proposto con rilievo icastico dal Caillois che ebbe a
servirsene nelle sue note indagini attorno al gioco: ilinx come simbolo categoriale di tutte le attività ludiche
affidate a rapidi movimenti rotatori e volte a conseguire un senso di
travolgente vertigine”.


Ecco la parola che cercavo: vertigine.
Nel cuore dell’informale – di tutto l’informale, anche di quello di matrice
nordica e viscerale che interessa soprattutto a Roberto – c’è una mescolanza di
ebbrezza e di turbamento che nasce “quando il soggetto umano avverte
l’attrazione dell’opacità della materia, della polarità dell’informe”.

E’ da
questa sensazione che scaturisce uno sguardo sul “mondo come continuum privo di soluzioni, come
flusso esuberante al punto da travolgere nella sua piena ogni argine, ogni
recinzione figurale, ogni sagoma e contorno”.


La pittura di Roberto sembra prendere le
mosse da questa atmosfera emotiva – che ha probabilmente assorbito attraverso
la collezione di famiglia, ma che forse gli appartiene anche senza tramiti biografici
o culturali – per fornirne una versione personale e letteralmente addomesticata. Personale è, ad esempio,
quella variante del materico che
definirei il ruvido e che mi sembra un tratto costante delle sue realizzazioni. Più
che delle escrescenze di colore dell’informale materico, o forse all’interno di esse, le opere di Roberto mi
sembrano alla ricerca delle superfici frastagliate e porose, cioè ruvide, su
cui meglio attecchisce la vita. La vertigine è una categoria esistenziale,
ancor prima che estetica, ed ha a che fare con la quotidianità, molto prima che
con la storia.

Perciò l’attrazione per “l’opacità della materia” può anche
assumere l’aspetto di un desiderio di immedesimazione in un oggetto trascurato,
ormai anche un po’ obsoleto, ma arciquotidiano come la caffettiera. Nei dipinti
proposti in questa mostra, Roberto si cala nella sagoma della cara, vecchia moka con un certo funambolismo, ma
anche con una buona dose di dimestichezza.

La “recinzione figurale” non ha
necessariamente bisogno di essere “travolta” per far spazio all’ingombro umano:
può essere sufficiente allentare un po’ la palizzata e aggiustarne i confini.
Ma ciò che ha colpito in modo più sottile la mia immaginazione, quando mi sono
confrontato con queste opere, è stata una breve nota in cui Roberto afferma di
“aver aggiunto in alcuni casi dei fili di lana color porpora per evocare un
luogo domestico”.

Ecco, domestico è
proprio il termine giusto: si può davvero familiarizzare con le cose, le
materie e le vertigini fino al punto da sentirsi, una volta calati dentro di
esse, a casa.

Senza per questo illudersi di aver fermato “quel continuum privo di soluzioni”, quel
“flusso esuberante” che non è tanto un fattore distintivo della pittura, quanto
del reale.



Roberto Borghi


venerdì 6 maggio 2011

Mantua Caffè





Sabato 7 maggio alle 18, presso il Caffè Libenter di Mantova, si inaugura


una personale di Roberto Pagnani




In mostra fino al 28 maggio, una serie di recenti dipinti realizzati in tecnica mista (smalti, matite, pennarelli e tempere “innovative”, create con una soluzione di caffè e acqua) che raffigurano delle “moke antropomorfe”, delle caffettiere dalle sembianze umane che rappresentano una sintesi pittorica tra l’artista e la sua bevanda preferita: il caffè, appunto.




Roberto Pagnani è nato a Bologna nel 1970. Vive e lavora a Ravenna. E’ cresciuto in un contesto familiare dedito al mondo dell’arte da più generazioni, a contatto con opere e artisti tra i più rappresentativi della cultura italiana ed europea. La sua pittura si ricollega idealmente alla grande tradizione dell’informale materico, soprattutto di area nordeuropea, rivisitata alla luce di un rapporto più pacato con la quotidianità e la propria interiorità.




Tra le sue più recenti mostre ricordiamo le personali Volo presso la Pescheria della Rocca di Lugo di Romagna nel 2009, Parole Onde alla Galleria Il Vicolo di Cesena nel 2009, Rotte presso l’Autorità Portuale di Ravenna nel 2011; ricordiamo inoltre le collettive Cinéma Cinéma alla Galleria Tartaglia di Roma nel 2010, Natural-Mente-Artificio presso la Porta degli Angeli di Ferrara nel 2011 e la partecipazione alla edizione 2011 della fiera AAF di Milano con la Galleria CASEAPERTE.

sabato 5 marzo 2011

Le "Rotte" di Pagnani e Battistini all'Autorità Portuale di Ravenna. Articolo di Linda Landi

Rotte che attraversano la realtà, sfiorano l’immaginario e trasportano dalle coste a porti vicini e lontani, costruite sui profili della darsena ravennate, ma riferite ad orbite spaziali indeterminate e più ampie accomunate ai luoghi della nostra città per vocazione industriale e meccanica.
Mattia Battistini e Roberto Pagnani (in mostra alla sede dell’Autorità Portuale di Ravenna fino all’11 marzo 2011) da tempo lavoravano individualmente sul tema della nave.

Poi si sono incontrati e hanno fatto confluire le loro poetiche in una mostra a due voci che tocca un tema fondamentale per la storia e la realtà di Ravenna: il porto, l’acqua, la macchina industriale che nei loro lavori abbandona il grigio fumo e apre al colore: quello artigianale, un po’ infantile e straniante di Battistini e quello che esplode disgregando le linee nel neo-informale di Pagnani.

Una memoria che proviene dagli anni più teneri, quella di Battistini, che dipinge su legni arenati sulle spiagge, o trovati in valli e pinete: materiali di recupero che hanno già in sé un tracciato degli arenili e per questo sono fortemente impregnati del sapore dei luoghi. Sono quasi barche giocattolo che riportano a quando, col padre, veniva ospitato a bordo dai marinai e, sospeso in una “terra di mezzo”, poteva osservare contemporaneamente il porto e la perdita di vista sull’orizzonte. Di qui le volute riprese su scorci stranianti, prospettive distorte e irreali per un caos voluto che fa dell’imperfezione un elemento poetico.

Pagnani si muove per altre vie e costruisce metafore visive della fatica, del lavoro, della nave come “microsocietà galleggiante” che assume fisionomie scontornate ed aperte: una rappresentazione formale che deriva dal contatto diretto, per conoscenza familiare, con grandi protagonisti del dopoguerra come Mattia Moreni, con ascendenze all’Informale d’oltrefrontiera fino a Mathieu e al Gruppo Cobra. Rappresentazioni in cui «dripping e spatolature creano immagini dove iconico e aniconico convivono per recuperare la vocazione al simbolo e alla pluralità del linguaggio – spiega l’artista –. Il mio obiettivo è ridare contenuto agli oggetti rappresentandoli in un momento storico in cui tutto corre veloce. Dipingo schegge impazzite che riassumono questo flusso vorticoso di correnti e per me la nave ha anche una connotazione sociale: il trasporto nei container, la fatica del lavoro. Tutti elementi non facili da trasporre in pittura, ma che da tanti anni appartengono al dna di Ravenna». E lo spessore della parola è ben presente fin dal progetto che ha originato sia la mostra che il catalogo: manca volutamente la figura di un “curatore” per dare spazio a poeti, scrittori e filosofi contemporanei: i testi di Domenico Settevendemie, Francesco Bianchini e il “Bollettino n°0” a cura di Lotta Poetica, insieme alla poesia di Valerio Fabbri, tolgono infatti terreno alla didascalia per restituirlo alla suggestione. Originale anche la scelta dell’impaginatura: al posto della semplice riproduzione delle opere, si è scelto di “montare” le immagini in maniera quasi indistinta su fondali appositamente dipinti dagli artisti stessi: un’opera d’arte nell’opera d’arte che si fa forte di una netta autonomia artistica rispetto all’“allestimento-installazione” improvvisato a quattro mani, come una scrittura automatica, che contraddistingue lo spazio espositivo.

05 marzo 2011

lunedì 7 febbraio 2011

ROTTE di Mattia Battistini e Roberto Pagnani


ROTTE

Autorità Portuale

Via Antico Squero 31 – Ravenna

11 febbraio – 11 marzo 2011

Inaugurazione venerdì 11 febbraio 2011 ore 18

Testi in catalogo:

Francesco Bianchini, Valerio Fabbri, Lotta Poetica e Domenico Settevendemie

Orari

lun – gio 9- 17 / ven 9 – 14.30

sabato e domenica chiuso

martedì 1 febbraio 2011

natural-mente-artificiale


Natural-mente-artificiale
a cura di Fulvio Chimento
Il 5 febbraio 2010, alle 17.30, presso la Porta degli Angeli di Ferrara , in Rampari Di
Belfiore 1, si inaugura la mostra dal titolo “Natural-mente-artificiale". L'evento
...promosso in collaborazione con l'Associazione ST.ART.47 è curato da Fulvio
Chimento, e vede la partecipazione di quattro artisti emiliano-romagnoli: Paola Babini,
Mauro Bendandi, Paola Campidelli e Roberto Pagnani.
Natura e artificio convivono in modo incontrovertibile nello spazio fisico e talvolta
coesistono implicitamente già nello sguardo dell’osservatore, dando vita a immagini
segnate da un’ibridazione inconsapevole. La Pianura Padana fa da sfondo
all’esposizione ferrarese che ha l’intento analizzare il rapporto tra uomo e natura nel
XXI secolo; le fabbriche, le ciminiere, i muri che separano le industrie, i tir che intasano
le arterie stradali altro non sono che il frutto amaro di questo confronto, segno tangibile
di una discrasia emotiva, di una manomissione compiuta a danno di se stessi prima
ancora che dell'ambiente esterno. Il tema centrale della mostra è la possibilità di
analizzare la natura per mezzo degli strumenti consolidati della tradizione artistica e
contemporaneamente attraverso i linguaggi più nuovi che caratterizzano la postmodernità.
Le installazioni in plexiglass e gelatina di Paola Babini riflettono sul tema della
dimensione intima e quotidiana della femminilità, le scarpe da donna sono lo specchio di
un decadentismo declinato in chiave effimera e quindi alterato nella sua stessa sostanza.
Mauro Bendandi ricorre alla tecnica mista per raffigurare spine elettriche, interruttori,
lampadari che rendono tangilbile il flusso energetico insito nella natura, trasferito nel
mondo artefatto e costruito dell’uomo. Paola Campidelli cerca di catturare
l’impressione della visione per partecipare al disvelamento di ciò che di misterioso vi è
nel creato. Nella serie “Fiori” la condizione emozionale dell’oggetto dà vita a una
fusione completa tra l’uomo e la natura. Roberto Pagnani pone la propria attenzione su
una natura racchiusa in spazi minimi d’esistenza, progressivamente confinata
dall’avanzamento del mondo industriale, fino a diventare un frammento di memoria
osservato di sfuggita da un finestrino.
Natural-mente-artificiale
5 - 20 febbraio 2011
Rampari Di Belfiore 1 -Ferrara
Vernissage: sabato 5 febbraio ore 17.30
Orari: giovedì-venerdì 16-19
sabato-domenica 10-13 16-19
sabato 19 apertura speciale continuata 10-16
Info:
Porta degli Angeli
Rampari di Belfiore 1 - Ferrara
www.portadegliangeli.org
info@portadegliangeli.org
ST.ART.47
via Cittadella 45/47 - Ferrara
st.art.47@freeinternet.it
tel. 3333947017 (Nedda Bonini)
tel. 3388627075 (Silvia Casotti)
Paola Babini nasce a Ravenna nel 1962. Diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna
si è distinta, a partire dagli anni ‘80, con un’intensa attività espositiva. Le salde radici nella pittura non
le hanno impedito di rivolgere la sua attenzione verso sistemi linguistici nuovi e diversi, come le
installazioni e la fotografia. Queste esperienze, di volta in volta, le hanno fatto vivere emozioni
straordinarie, invitandola ad approfondire sempre più il terreno della ricerca. Per alcuni anni si è
dedicata anche alla scultura, usando scarti industriali di ferro, ottenuti dal taglio laser, con cui formava
spirali. Poi il ritorno al reale attraverso il tema delle scarpe.
www.paolababini.it - pao.babini@libero.it
Mauro Bendandi nasce a Ravenna nel 1973. Artista anticonformista e innovativo è impegnato nella
ricerca di materiali e tecniche alternative. Ha dipinto e stampato su sacchi di polipropilene, carta da
parati e metalli. Le opere di Bendandi sono proiezioni dell’animo, tanto intime ed intense da annullare i
limiti tradizionali delle scuole in una creazione personale ove la realtà e lo spirito ritrovano la loro
primitiva e fondamentale unità.
www.maurobendandi.com - info@maurobendandi.com - +39 338 3848981
Paola Campidelli nasce a Longiano (Forlì-Cesena) nel 1948, vive e lavora a Cesena. Ha esposto in
numerose sedi italiane e straniere tra cui Cesena, Milano, Kassel. Fra i tanti di lei hanno scritto: Agnese
Angelini, Andrea Beolchi, Riccardo Belloni, Maurizio Cecchetti, Carlo Marcello Conti, Enrico
Crispolti, Enzo Dall’Ara, Giorgio Di Genova, Elfi Dollichon, Laura Gavioli, Gian Ruggero Manzoni,
Nicola Micieli, Domenico Montalto, Giancarlo Papi, Marilena Pasquali, Pier Guido Raggini, Bianca
Röehle, Claudio Spadoni, Marisa Zattini.
Roberto Pagnani nasce a Bologna nel 1970 e risiede a Ravenna, città in cui svolge la sua attività di
artista (pittura, incisione ed installazioni). E’ cresciuto in un contesto familiare dedito al mondo
dell’arte da più generazioni e si è formato, nella pittura, a contatto diretto con opere ed artisti tra i più
rappresentativi della cultura italiana ed europea.
www.robertopagnani.org - rpagnani@libero.it
Fulvio Chimento nasce a Roma nel 1979, vive e lavora tra la Capitale e Modena. Si laurea in Arte
Moderna con Antonio Pinelli presso l’Università degli Studi di Pisa e dal 2007 svolge l’attività di
curatore indipendente di mostre d’arte contemporanea. La sua ricerca ha l'intento di far emergere la
problematicità del reale, interessandosi alle molteplici forme della comunicazione artistica: dalla poesia
alle arti figurative. Nel 2008 alcuni suoi testi poetici sono stati tradotti in catalano dalla scrittrice
Merixtell Cucurella-Jorba per la rivista letteraria The Barcelona Review. Selezionato nel 2001 per la
Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, nel 2008 è stato invitato come giurato per
il Premio Supermart. Nel 2010 si segnalano la sua collaborazione con la rivista d'arte Teknemedia e la
sua partecipazione alla stesura dei testi del catalogo del Premio Zingarelli Rocca delle Macìe (Grafiche
Damiani editore). Nello stesso anno è il co-fondatore del "Collettivo Franti", gruppo costituito da artisti
e curatori che hanno come finalità quella di coniugare etica ed estetica.
http://fulviochimento.jimdo.com/

giovedì 27 gennaio 2011

natural-mente-artificiale


Natural-mente-artificiale, l'ibridazione dello sguardo

di Fulvio Chimento

Natura e artificio convivono in modo incontrovertibile nello spazio fisico e talvolta coesistono implicitamente già nello sguardo dell’osservatore, dando vita a immagini segnate da un’ibridazione inconsapevole. Non a caso a partire dall’Ottocento fino ai giorni nostri grande fortuna ha avuto un genere pittorico come il "paesaggio industriale", in cui convivono le diverse componenti del mondo reale e di quello artificiale. Le immagini si sedimentano nell'inconscio, ed è per mezzo di questo accumulo che la nostra mente genera forme uniche e al tempo stesso complesse che contribuiscono alla formulazione della percezione del mondo esteriore.

Quale zona migliore, dunque, della Pianura Padana per analizzare il rapporto tra uomo e natura nel XXI secolo? Le fabbriche, le ciminiere, i muri che separano le industrie, le arterie stradali solcate dai tir (simbolo contemporaneo del Nord Italia), altro non sono che il frutto amaro di questo confronto, segno tangibile di una discrasia emotiva, di una manomissione compiuta a danno di se stessi prima ancora che dell'ambiente esterno.

Dal punto di vista prettamente artistico, invece, la nascita della società dei consumi ha moltiplicato le possibilità di rappresentazione, e questo, da Duchamp in poi, passando per la Pop Art, è un concetto unanimamente condiviso; la critica d'arte, tuttavia, si è concentrata sulle cause della nascita di questi fenomeni artistici, più che analizzarne le immediate conseguenze. Aver considerato il prodotto artistico alla stregua di quello industriale ha dato il via a un percorso che in breve tempo ha portato a concepire l'opera d'arte in modo seriale, mentre per emergere nella sua interezza il lavoro dell'artista necessita di riflessione accurata e di tempi cristallizzati, non condizionabili dal mercato. Warhol ha compreso il genio dadaista di Duchamp, artista a tutto tondo e grande sperimentatore di linguaggi (fu il primo nella cerchia di pittori cubisti a comprendere le potenzialità dell’avanguardia futurista) e, da uomo intelligente quale era, ha esasperato la lezione dell'artista francese, intuendo e precorrendo le regole del mercato. Il risultato è stato clamoroso, tanto da influenzare nel profondo gran parte della cultura figurativa occidentale. La Pop Art si è rivelata però una scatola vuota ben infiocchettata, finendo per essere assorbita da quella stessa cultura di massa che si proponeva di contestare. La critica d'arte europea e statunitense si è prestata a questo esercizio, spinta dal positivismo insito nella sua matrice, contribuendo in maniera determinante non solo a creare una linea di demarcazione netta con la tradizione, vero intento del padre del dadaismo, ma anche con il passato prossimo e con un presente ancora in essere. E’ seguito un generale spaesamento dell'indagine artistica, che ha coinvolto sia chi realizza prodotti artistici sia chi li indaga.

Ecco il vero tema della mostra “Natural-mente-artificiale”, ovvero "l'altra faccia di Duchamp", la possibilità di tornare ad analizzare la natura per mezzo degli strumenti consolidati della tradizione artistica e contemporaneamente attraverso i nuovi linguaggi che caratterizzano la post-modernità.

Ogni artista coinvolto ha risposto in maniera differente agli stimoli offerti dall'esposizione, confrontandosi con l'universo naturale attraverso i propri parametri creativi. Le installazioni in plexiglass e gelatina di Paola Babini riflettono sul tema della dimensione intima e quotidiana della femminilità, le scarpe da donna sono lo specchio di un decadentismo declinato in chiave effimera e quindi alterato nella sua stessa sostanza. Dall’accurata disposizione degli oggetti e degli orpelli nello spazio emerge un'ordinaria inquietudine, e quello che dovrebbe essere uno dei simboli privilegiati della seduzione femminile si trasforma in un oggetto che mette in scena solitudine e turbamento. Mauro Bendandi utilizza invece lamiere e lastre per supporti fotografici decontestualizzate e sottratte alla propria funzione originaria, creando così un artificio. La tecnica mista gli permette di espandere la sua indagine e di attrarre in tal modo il mondo esterno nell’opera. Le spine elettriche, gli interruttori e i lampadari in stile veneziano rendono tangibile il flusso energetico insito nella natura, trasferito nel mondo artefatto e costruito dell’uomo. Paola Campidelli si esprime invece attraverso la tecnica più tradizionale del colore acrilico per cercare di catturare la prima impressione della visione, per partecipare al disvelamento di ciò che di misterioso vi è nel creato. Nella serie “Fiori” la condizione emozionale dell’oggetto dà vita a una fusione completa tra l’uomo e la natura. La pittrice si serve di una visione dettagliata che contrasta con un tratto espressionista di matrice mediterranea, che trasmette “joie de vivre” in un flusso di colori. Roberto Pagnani pone la propria attenzione sulla natura racchiusa in spazi minimi d’esistenza, progressivamente confinata dall’avanzamento del mondo industriale, fino a diventare un frammento di memoria osservato di sfuggita da un finestrino. I canneti che crescono tra le paludi sono rappresentati sulla tela senza lasciare spazio all’interpretazione romantica: immobili e scomposti in accostamenti cromatici violenti, perdono la propria poeticità esaltando l’irrealtà di un paesaggio che tende sempre più a scomparire.

Tratto comune ai quattro artisti è una modalità di interpretazione diffusa e paradossalmente sconcertante: nel tentativo di divenire il demiurgo di se stesso, l’uomo ha piegato l’ambiente circostante alle proprie esigenze, fino a imporre al termine “trasformazione” il senso di “deformazione”.

Porta degli Angeli
5-20 febbraio 2011

inaugurazione sabato 5 febbraio ore 17.30
gio-ven 16-19
sab-dom 10-13 16-19
sabato 19 apertura speciale continuata 10-16

Porta degli Angeli
Rampari di Belfiore, 1 - Ferrara
http://www.portadegliangeli.org/
info@ortadegliangeli.org
ST.ART.47

martedì 11 gennaio 2011

AAF The Affordable Art Fair Milano

AAF
The Affordable Art Fair
Milano
dal 3 al 6 febbraio 2011

http://www.caseaperte.it/