sabato 7 aprile 2007

PECHINO - Beijing World Art Museum






TESTO CRITICO



ITALIA – BEIJING: l’importanza delle differenze.



di Pamela Cento





Da alcuni anni si sta assistendo, con grande curiosità e clamore mediatico, alla grande espansione cinese in tutti i settori, dall’industriale al culturale, all’artistico. Indubbiamente la Cina si annovera tra le potenze industriali mondiali e da più parti si pronostica che diventerà, entro dieci anni, una Superpotenza al pari, ma alcuni ritengono perfino al di sopra, dell’impero americano. Certo è che attualmente il mondo intero sta creando un movimento “migratorio”, e di investimenti, verso questo gigantesco Paese in sviluppo rapido ed esponenziale.



La storia e la tradizione millenaria si fonde con la Storia Contemporanea, sintetizzata nel termine “globalizzazione”, nata e scaturita dall’interazione tra Continenti che hanno prodotto, e producono, nuove economie e soprattutto nuove idee.



Di arte parlando, In Italia, ma si potrebbe dire Parigi o Berlino, spesso per disinformazione si ritiene che gli artisti cinesi siano capaci solo di fare delle belle copie di quadri occidentali, come per borsette o cinture, in realtà il mondo artistico occidentale e quello asiatico spesse volte sono entrate in interazione, ed è anche avvenuto che artisti occidentali abbiano preso spunto, e anche qualche cosa di più, dalla cultura cinese o dai loro artisti, ed è anche avvenuto che uno dei tanti cinesi abbia inconsapevolmente anticipato performance artistiche che si sarebbero sviluppate parecchio tempo dopo: il monaco cinese Haisu utilizzava i propri capelli al posto del pennello, era il VIII secolo, una gestualità così simile al coreano Nam Jun Paik che, in una sua celebre performance, dipinse una grande tela bianca utilizzando la sua cravatta, ben annodata al collo, o di Janine Antoni che dipinse proprio con i capelli il pavimento di una galleria di Londra: siamo alla fine del Novecento.



Attualmente la Cina è molto concentrata sui New Media, ed è ovvia conseguenza che nell’arte lo strumento tecnologico, per potenzialità e originalità tecniche, sia di principale importanza, ma la Cina non è solo tecnologia e strumenti, è anche culture e tradizioni antiche che fanno parte del tessuto sociale, del proprio codice genetico: per cui la Cina, come qualunque altro Paese, pur aprendosi all’esterno comunque tratterrà le proprie e uniche radici. E’da secoli, soprattutto da dopo l’Ottocento con la penetrabilità della Cina, che c’è un interscambio assai fertile, anche nell’ambito artistico, tra il mondo asiatico e il resto del mondo. Nell’era della globalizzazione ovviamente questo avvicinamento concreto si è moltiplicato. Oggi artisti nrewyorkesi si recano a China Town NY per aquistare lacche e colori originali cinesi e allo stesso tempo ci sono artisti cinesi che ammiccano, spesso in modo provocatorio, al mondo occidentale; basti vedere una delle tante performance (o le fotografie di esse) di Wang Quingsong, dove magari si imprime sul petto il logo di McDonald’s, o le opere di Wang Guangyi che rende protagonista il marchio “Chanel” e il suo profumo, il “N°5”, o la “Coca Cola”; riguardo quest’ultimo famoso marchio, l’artista Hu Jieming nella sua opera fotografica ironica e dissacrante “La zattera della Medusa”, mostra un gruppo di naufraghi per niente scontenti della loro situazione, anzi, ballano, prendono il sole e c’è perfino chi fa le bolle di sapone…stanno al sicuro, sopra una zattera resa galleggiante grazie a lattine e bottiglie di “Pepsi” e “Coca Cola”. La ripresa della cultura italiana in Cina, a livello artistico è invece resa evidente da rimaneggiamenti, a volte interessanti, di simboli o dipinti famosi, come nell’ “Ultima Cena” di Cui Xiuwen dove Gesù e gli apostoli sono delle adolescenti, o come nella “Dama con l’ermellino senza testa” di Zhou Tiehai, dove quella che fu Cecilia Gallerani ritratta da Leonardo, non ha più la testa perché fuori dall’inquadratura pittorica. Per contro si può vedere l’interesse che la Cina ha avuto su importanti artisti Occidentali, uno su tutti Mark Rothko che arriva alla pittura Informale, traducendo le emozioni in colore e luce, solo dopo una pittura non certo così interessante e soprattutto dopo l’essere entrato in contatto con la filosofia Zen; un altro importante esempio è Franz Kline che approda, dopo essere entrato in contatto con la cultura orientale, ad un astrattismo che si realizza in veri e propri ideogrammi.